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In Bielorussia, il silenzio dei pro-governo

Mentre la Bielorussia sembra in perenne collera con il suo governo, una parte della popolazione ancora sostiene il presidente Lukashenko.

Nella Bielorussia di Lukashenko, non tutta la popolazione vuole un cambiamento. Non tutti sono d’accordo con la volontà di cominciare qualcosa di nuovo e soprattutto, “secondo valori che non corrispondono a quelli bielorussi”, come insinuano i sostenitori del governo. Negletti dalla comunità mediatica internazionale, i sostenitori del governo espongono opinioni differenti a quelle dei manifestanti gridando al pericolo di una nuova rivoluzione fallimentare che porterebbe il paese al collasso, come in Ucraina e le primavere arabe.

 

Le bandiere verdi e rosse, con i colori nazionali introdotti da Lukashenko nel 1995 sostituendo quelli bianchi e rossi (considerati dai pro governativi come i colori del collaborazionismo con il regime nazista durante la brutale e traumatizzante occupazione tedesca), sventolano ancora alte sui monumenti governativi ma anche durante alcune manifestazioni pro-Lukashenko, le quali si susseguono in tutto il paese. Gli oppositori al governo bollano i loro partecipanti di essere “pagati dal governo”. Olga, 34, una ragazza che protesta contro il governo ogni settimana li accusa di “essere pagati e addirittura minacciati di perdere il proprio lavoro caso in cui non scendessero in strada”.

 

Una parte nascosta della popolazione agli antipodi delle marce pacifiche, è stata quindi completamente bollata di essere alla mercé delle autorità, senza aver avuto molto spazio per esprimersi nella stampa. Andrei, attore televisivo, accetta di parlare ma non di essere filmato. “Ho ricevuto minacce, insulti. Mi hanno dato del fascista. Voglio proteggermi”. A 44 anni ha perso il suo lavoro dopo che le proteste sono cominciate: “Sono stato licenziato per le mie opinioni politiche. Il mio capo e i miei colleghi, sostenitori del cambiamento e dell’opposizione a Lukashenko, mi hanno detto che la mia presenza non era più gradita. Il mio lavoro mi piaceva, facevo spot pubblicitari. Ora vivo con la pensione del governo perché sono disoccupato. Mi hanno licenziato perché temevano che facessi la spia” commenta – “Voglio solo mostrare come le persone che sostengono il governo siano normali cittadini come gli altri ma che hanno opinioni politiche differenti. Ma i manifestanti che vogliono un cambiamento, sembrano ascoltare solo la loro versione dei fatti, che a mio modo di vedere è molto distorta”.

Andrei cerca di tutelarsi. Sembra sentire molto del fatto di essere una minoranza sotto attacco. “Accetto che alcuni cambiamenti debbano essere portati avanti, ma non in maniera violenta come fanno i manifestanti. I cambiamenti devono essere fatti da persone che sanno di cosa parlano. Da politici esperti. Grazie alle manifestazioni abbiamo visto che alcune cose non funzionano nel paese. Possiamo quindi sederci a un tavolo e discuterne” tuona. “Le persone sono state violente e la polizia ha solo risposto agli attacchi. Io personalmente, non ho mai visto la polizia essere violenta”. Andrei accusa i manifestanti di istigare le forze dell’ordine e di aver cominciato a peggiorare le cose. “I politici dell’opposizione inoltre, sono personaggi sostenuti dall’estero. Viktor Babariko e Maria Kolesnikova sono stati sostenuti da oligarchi russi che spingevano per un cambiamento di politica in Bielorussia. Non solo personaggi influenti russi ma anche europei. Ci sono prove che dietro a tutto questo ci siano degli esperti nel creare delle rivoluzioni. Le cosiddette rivoluzioni colorate, com’è successo in Ucraina. Mi sembra molto strano che subito dopo le elezioni ci fossero già voci di brogli e che molti stati, soprattutto i nostri vicini lituani e polacchi, non ne accettassero l’esito. Io sono per la libertà d’espressione e ho diritto di dire quello che voglio”.

 

Bollati di cospirazionisti solo per il fatto di esprimere le loro opinioni, i sostenitori di Lukashenko sostengono incessantemente che tutta la rivoluzione e le marce nelle strade del paese siano orchestrati dall’esterno. A volte sono pure nostalgici dell’Unione Sovietica ma l’idea è una sola: la rivoluzione è una minaccia per la Bielorussia perché non porterà a niente di buono. “Sono sicuro che, dopo un eventuale successo dell’opposizione, la gente sarebbe scontenta come è successo in altri paesi. Possiamo discutere su un cambio costituzionale, che è quello che si sta già facendo”. Difatti, il presidente Lukashenko ha annunciato che un cambio costituzionale è in atto e che lui non sarebbe più presidente. Ma niente è ancora certo.

“Le persone sono state violente e la polizia ha solo risposto agli attacchi. Io personalmente, non ho mai visto la polizia essere violenta” - Andrei

Meno critico e più nostalgico è invece Valdimir Ivanovich, ex- soldato e membro della fanfara militare. Oggi è un impiegato del governo vicino all’età pensionistica. Nel suo ufficio possiede molte foto, diplomi e scritte che ricordano l’Unione sovietica. “Non sono d’accordo con le rivolte. Possiamo sederci e discutere insieme sui cambiamenti senza violenza. I giovani dovrebbero portare rispetto per gli anziani che hanno combattuto la guerra. I cambiamenti non sono necessari a mio parere. Come diceva Lenin, bisogna lavorare, lavorare, lavorare. Il nostro paese è tranquillo, abbiamo quello che vogliamo. Perché cambiare?” Valdimir è molto tranquillo. La sua vita è semplice e non ha voglia di vedere tutto un sistema messo sottosopra. Ma anche lui è convinto che qualcosa non quadri: “Quello che succede è frutto di qualcosa proveniente dall’esterno. Queste rivoluzioni rosse, arancioni… insomma non abbiamo bisogno di nessuna rivoluzione. È uno scenario che è stato preparato da paesi esteri per anni. E alcuni nostri giovani sono stati pagati per protestare. Sappiamo bene che la Lituania e la Polonia non possono accettare che noi siamo un paese separato, ma ormai è così. E loro sono dietro a tutto ciò”.

 

Ivanovich tocca punti molto delicati, simili a quelli già citati da Andrei. Sotto sotto si ricorda ancora molto i momenti della sua gioventù vissuti durante l’Unione sovietica: “Non c’erano molti problemi di questo genere. Bisognava solo lavorare e non c’era disoccupazione. Così come oggi. A chi dice che non abbiamo libertà quindi, penso che non si renda conto che viviamo nella libertà più totale. Se vuoi lavorare puoi lavorare. Punto”.

 

Sul tavolo di Ivanovich è presente un giornale chiamato “La supremazia”. Sulla prima pagina, una scritta a penna con un numero di telefono: “Sei un vero patriota? Allora chiama questo numero”. Risponde Ludmilla, giornalista e responsabile per il giornale appartenente al movimento NOD (Movimento di liberazione nazionale) di matrice russa e che mira alla restaurazione della sovranità della Russia. Ogni mese, compra personalmente centinaia di copie del giornale da distribuire alle persone investendo i propri soldi. Decide di parlare.

 

“Oggi il mondo è sotto pressione dalla polarizzazione del potere, che è nelle mani di un solo lato, quello occidentale. Le persone che accusano Lukashenko di volere sedersi su due poltrone quindi, non hanno ben capito il perché: deve difendere il paese, essendo circondato dalla Nato e attorniato da loro collaborazionisti” commenta indignata.

"Quello che succede è frutto di qualcosa proveniente dall’esterno. Queste rivoluzioni rosse, arancioni… insomma non abbiamo bisogno di nessuna rivoluzione" - Vladimir Ivanovich

“Le persone che vanno in piazza oggi, portano i colori dei collaborazionisti che sostennero il governo nazista. Non è rispetto nei confronti di chi ha combattuto la guerra. Ma non riusciranno a far cadere il governo, perché le persone si ricordano ancora gli orrori subiti dal fascismo prima che l’armata rossa restaurasse l’ordine”.

 

“Noi bielorussi siamo pacifici. Lukashenko lo dice sempre ed è vero. Qualcuno è venuto a disturbarci.  Difatti, durante il voto del 9 agosto era tutto pronto per creare il caos e far diventare il paese una seconda Ucraina. Una nuova rivoluzione colorata, una nuova Maidan. Solo Lukashenko può mantenere i cieli sereni sopra la Bielorussia. E questa non è la prima volta che succede. Vogliono creare delle basi Nato qui, ma non ce la faranno mai. E chi ha partecipato a quest’aggressione deve essere punito dalla legge. Basta”.

 

Le voci di intromissioni esterne sono le accuse più pesanti che gli oppositori alle proteste rivolgono alle persone che marciano per cercare un cambiamento nel paese. Molti sostengono di averne le prove, ma nessuno finora ci è riuscito.

"Solo Lukashenko può mantenere i cieli sereni sopra la Bielorussia" - Ludmilla